Milano al tempo del Covid-19
Milano come non l’avevo mai vista. Sono andata a fotografare la mia città (non sono scappata eh, l’ho fatto con tanto di autocertificazione per comprovati motivi lavorativi e tesserino da giornalista) ed è stata un’esperienza straordinaria, piena di luci e di ombre. Camminando dai Navigli al Castello Sforzesco ecco cosa ho scoperto…
- Le città vuote non vanno solo guardate ma anche ascoltate
- La vita è dietro ogni finestra. E nel silenzio si può sentire quasi tutto.
- Per strada i più poveri sembrano ancora più poveri e disperati. Senza sembrano. Lo sono.
- Le farmacie in centro hanno le mascherine Ffp2 e tutta la gamma di Amuchine.
- Le mascherine quando fa caldo sono strumenti di tortura.
- Si consegna a domicilio qualunque cosa. Viti, vernici, libri, vino, olio, formaggi.
- I camioncini gialli dell’Esselunga sono i mezzi che circolano di più. In metropolitana c’è pochissima gente e chi sta in piedi barcolla qua e là perché non osa attaccarsi ai supporti.
- Se ti scappa la pipì, sei una donna e sei lontana da casa sei semplicemente fottuta.
- A giudicare dal numero di riders per strada il delivery food è il grande business di questa emergenza.
- Gli animali selvatici sono più numerosi e spavaldi. I piccioni in Duomo invece non se la cavano per niente bene. Non si capisce se siano perplessi per l’assenza di umanità o abbiano solo fame.
- La primavera esplode con la sua sfacciata bellezza. E se possibile senza di noi è ancora più meravigliosa. E l’aria è più aria.
- Le chiese sono aperte per chi vuole pregare. O ritrovare un po’ di pace. Si sta seduti distanti ma si recita lo stesso rosario.