Mal d’Africa. Quando si torna da un viaggio in Marocco capisci finalmente cos’è. Saranno i paesaggi meravigliosi che ti sorprendono a ogni ora del giorno, le stellate che ti fanno sentire così piccolo, i volti dei bambini che sembra non già adulti. Saranno i vuoti e i pieni, il deserto e i souk; saranno i colori, degli abiti, dei tramonti, e i non colori, delle abitazioni rupestri che si mescolano con il contorno, dei minareti candidi.
Saranno i sapori, quelli speziati e vivi serviti nelle caratteristiche tajine, e quelli più dolci e confortanti. Sarà il celebre the alla menta che chiunque ti offre come segno di ospitalità e predisposizione al dialogo. Saranno gli artigiani che lavorano alacremente nei mercati; saranno i rumori e i silenzi. Tant’è. Quando torni non sei più lo stesso. Hai nostalgia, quella che sale dalla pancia e ti confonde i pensieri. Per fortuna hai le immagini che hai scattato a ricordarti le emozioni vissute, a farti ritrovare il filo della memoria.
La mia avventura in Marocco è iniziata a Fès nella regione del Medio Atlante. Da qui, verso sud, immersi in scenografie da film verso El Rachidia ed Erfoud toccando le splendide Gole dello Ziz. E, finalmente le porte del Sahara, ad ammirare le dune dorate di Morzouga, con il sottofondo di musiche berbere. Più avanti, puntando a Ouarzazate, la scoperta delle sorprendenti architetture naturali delle Gole del Todra e del Dadès. E, infine, l’esplosione di vita di Marrakech, dopo la fatica della traversata dell’Alto Atlante, e l’azzurro, i gabbiani e i pescatori di Essaouira.